• Ottobre 16, 2024 3:25 pm

Intervista a Roberto Malossi

DiMarcello Bartolini

Set 8, 2022

Di Valentina Giovannini.

Roberto Malossi ricorda i momenti salienti alla Manifattura del Casentino

BIBBIENA- L’amministratore delegato della Manifattura del Casentino, Roberto Malossi, interviene sulla vicenda che coinvolge l’ex-lanificio e che entro il 30 settembre vuole macchinari e dipendenti fuori dallo stabilimento di Soci.

A rischiare il posto di lavoro sono 18 dipendenti, tra cui quattro donne e due bengalesi, tutti con competenze specifiche tramandate negli anni, senza le quali il Panno Casentino non esisterebbe. Tra questi due fratelli: Antonella e Francesco, “entrambi da decenni al lanificio, lei si occupa di controllo tessuti e conduzione di alcuni macchinari, lui è un tuttofare indispensabile con passione, capacità e professionalità – commenta Malossi – C’è anche un indotto locale di 50-60 persone che, senza il panno, finirebbero a casa in breve tempo. Esiste poi un indotto pratese, che si fornisce da noi per qualità, ottimo rapporto qualità-prezzo, competenza e servizio a 360 gradi, per cui produciamo il Panno Casentino e altri articoli lanieri per capi invernali. Venendo a mancare la nostra azienda ci sarebbero ripercussioni anche lì”.

Quali esperienze vissute in questi anni ricorda con più emozione?

“Ricordo il primo giorno in cui, nel febbraio 2012, abbiamo riacceso le caldaie dopo 7 mesi di azienda chiusa per il fallimento del Lanificio di Soci. Poi l’onore di aver preparato il Panno per vestire il Mannequin Pis di Bruxelles; ma anche la festa fatta in azienda a dicembre 2019 per il progetto Life. Altri momenti bellissimi sono stati quando i nostri colleghi Marcello, Bruno, Annalia, Stefano, Silvano e Irmo sono andati in pensione dopo aver lavorato una vita al lanificio. Sono tante le cose belle che sarebbe da farci un libro!”

Le brutte?

“Purtroppo questo può essere un libro ben più grande: il periodo più brutto è adesso, con il Casentino che tra noi e l’indotto rischia di perdere 3 milioni di euro di fatturato. Una grande amarezza è stata quando nel 2018 ci bloccarono tutta l’azienda per un controllo perché avevano trovato la schiuma nel fiume Archiano e pensarono dipendesse da noi: si presentarono in azienda in 40 tra carabinieri forestali, Arpat, forze dell’ordine, Nuove Acque e vigili del fuoco, sembrava un film americano. Per fortuna quando fai le cose in regola ne esci bene, ma tra fermi produzione e non solo perdemmo 100mila euro di fatturato. Altra situazione pazzesca è quella del contratto d’affitto con i curatori della cooperativa tessile per immobile e macchinari, non hanno mai voluto farlo per più di 2 anni per volta e quando nel 2017 ci hanno fatto comprare i macchinari non ce lo hanno più fatto! Così nel 2018 c’è stata l’asta”.

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